E' una bella squadra quella che sta nascendo in Via Palatucci, sono molto contento di come si sono allenati i 14 ragazzi che ho avuto a disposizione in questa prima settimana di allenamenti.
Bisognerà amalgamarla, la maggior parte sono ragazzi selezionati in Torino e provincia.
Ritengo sia una squadra di grande qualità oltre che con tanti valori morali che alla fine fanno sempre la differenza.
Mi piace avere giocatori allenabili, che giocano per la squadra e non per se stessi, giocatori con voglia di imparare, di mettersi in discussione, umili e sempre disponibili al sacrificio. E questi sono i 24 giocatori che abbiamo a disposizione. Bravi ragazzi ma con tanta voglia di emergere.
Il lavoro paga, punteremo sul bel gioco, sulla qualità, dal passaggio, alla finta, al tiro in porta passando per il dribbling, imitando Ronaldo e Maradona, Pelè e Garrincha, Messi e Cristiano Ronaldo, con il Palatucci vestito a festa, il Maracanà non è poi così lontano.
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2 commenti:
E' bello constatare l’entusiasmo con cui può essere avviato un progetto pensato, studiato, elaborato ed infine posto in essere, perlomeno nei suoi tratti generali. Questo è quanto si evince dalla lettura dell'articolo. Peccato che andando nelle profondità dello stesso, emerga significativamente come i soggetti protagonisti del progetto in titolo non siano persone adulte, coscienti dei pro e dei contro cui possono dover far fronte calandosi nella realtà, qualunque essa sia, che hanno deciso di abbracciare, ma si tratta di ragazzi, obiettivamente, non ancora esattamente dotati di alcuna forma di discernimento i quali, previo il benestare di altrettanto poco consci genitori, si riscoprono improvvisamente disponibilissimi ad accettare qualunque tipo di proposta si venga fatta, in quanto ciò li inorgoglisce non poco facendoli sentire desiderati. In parole povere si sta assistendo ad una sorta di "calcio mercato" ma, occorre dire, di quello meno nobile che si possa riscontrare per due semplicissime ragioni: 1) si tratta di ragazzi in fase evolutiva e dal punto di vista educativo il segnale ad essi inviato non è esattamente dei più positivi;
2) non è mai frutto di accordi tra due parti (ci mancherebbe) ma di una bieca azione di forza operata sempre a discapito della società minore: quella che perde i ragazzi. Ma la cosa più strana, e a me assolutamente incomprensibile, è come mai una società che ostenta una così evoluta gestione del settore giovanile, che manda (forse) 2 ragazzi verso una società professionistica, abbia la necessità di andare a carpire ben 13(!) ragazzi appena fuoriusciti dalla categoria esordienti, che dal punto di vista formativo è quella che arricchisce in maggior parte il bagaglio cognitivo-tecnico-culturale del giovane calciatore, alle società circostanti che spesso devono fare i conti con i numeri delle proprie categorie per poterle iscrivere ai campionati!!! Ma scusate, allora in casa propria cosa si è fatto? Solo selezione? E la cosiddetta scuola calcio? Possibile che in un biennio esordienti una società così ben strutturata non sia riuscita a formare un organico sufficiente da poter disputare un campionato Giovanissimi fascia B? Non è che magari i 13 "acquisti" in realtà vadano a sostituire altrettanti loro coetanei ai quali questa scuola calcio non ha insegnato granché? Boh??? Qualcosa mi dice che è questa la realtà.
Onestamente credo che fare il settore giovanile significhi tutt’altra cosa, la società dilettantistica, che costituisce la cellula di base di tutto l’ordinamento calcistico nazionale, non può consistere in un “dopolavoro” per adulti stressati dal tran-tran della quotidianità e nemmeno il banco di prova per “mister “ innamorati della competizione come espressione massima delle proprie capacità didattico-strategiche (vedasi la necessità di formare squadre competitive ad ogni costo), dovrebbe invece essere un ambito in cui operino solo persone che abbiano competenza in materia di formazione (intesa come insegnamento e non come squadra da collocare sul terreno di gioco), che sappiano essere dei veri agevolatori nella crescita del calciatore in età evolutiva, distaccati da qualsiasi forma di effimera graduatoria o classifica che, francamente, si può considerare pari all’ordine di arrivo della corsa con i sacchi della sagra di paese!!!
Se riuscissimo a convincerci che l’involuzione globale del calcio italiano è la conseguenza della nostra incapacità di formare, allora forse tra qualche anno potremmo tornare nuovamente a competere con le altre scuole calcistiche europee ed extra europee. E se riuscissimo a comprendere che il compito di formare calciatori del più elevato livello non può iniziare dalle società professionistiche e non può essere solo demandato ad esse (che tanto poi finiscono sempre per pescare all’estero), allora potremo veramente dare alle società dilettantistiche un motivo per esistere, al di fuori di questi doveri tutto il resto si riduce ad una indegna baruffa, altroché tanta roba…..
Ciao Gianfranco, innanzitutto ti ringrazio per aver messo la tua firma. Ho deciso di pubblicare il tuo commento perchè non lede l'immagine di nessuna persona.
Quello che tu esprimi si può condividere a metà:
Gianfranco scrive
"non è mai frutto di accordi tra due parti (ci mancherebbe) ma di una bieca azione di forza operata sempre a discapito della società minore: quella che perde i ragazzi."
Invece è sempre frutto di un accordo tra le parti, i ragazzi e i genitori non vengono messi con le spalle al muro con il fucile puntato.
Gianfranco scrive:
"Possibile che in un biennio esordienti una società così ben strutturata non sia riuscita a formare un organico sufficiente da poter disputare un campionato Giovanissimi fascia B? Non è che magari i 13 "acquisti" in realtà vadano a sostituire altrettanti loro coetanei ai quali questa scuola calcio non ha insegnato granché? Boh??? Qualcosa mi dice che è questa la realtà."
Abbiamo dato 3 ragazzi al Toro, 1 al Lucento, uno ha smesso, 1 proveniva da Asti e ha deciso di giocare in una società del posto. Dei 13 dello scorso anno sono rimasti in 8, da qui la volontà di rinfoltire il gruppo con ragazzi validi.
Quando un ragazzo va via, bisogna chiedersi perchè va via, forse la società non ha lavorato bene, forse il ragazzo è ambizioso e aspira a giocare un campionato regionale dove può mettersi in mostra, forse vuole essere allenato in modo diverso.
Se i ragazzi vanno via c'è sempre un motivo profondo, e il problema non è la società che li chiama ma la società che li perde, perchè vuol dire che non ha niente da offrire, nè dal punto di vista formativo nè dal punto di vista competitivo.
Gianfranco scrive
"Se riuscissimo a convincerci che l’involuzione globale del calcio italiano è la conseguenza della nostra incapacità di formare, allora forse tra qualche anno potremmo tornare nuovamente a competere con le altre scuole calcistiche europee ed extra europee"
Credo nella formazione, anzi, è la base del calcio anche perchè in squadra non ci sono fenomeni, i miei allenamenti sono tutti proiettati verso la formazione del giovane calciatore sotto ogni aspetto: tecnico tattico fisico e psicologico.
Alla base di tutto serve una società solida e degli allenatori preparati, il resto è noia.
Nel settore giovanile il risultato ha la sua importanza, non esiste ragazzino al mondo che va in campo per perdere, la sana competizione è il fulcro di questo sport.
Il tuo commento è ben scritto Gianfranco, ma non regge e i contenuti sono fuorvianti.
Grazie comunque per aver espresso la tua opinione.
Lieto di incontrarti sui campi di calcio, augurandoti un grosso in bocca al lupo per la prossima stagione, ti porgo distinti saluti.
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